Dalla Cina agli Stati Uniti passando per l’Europa e – soprattutto, l’Italia: come e in che misura il Coronavirus sta mettendo a dura prova il mondo della logistica e del trasporto merci.
Per la logistica, e non solo, l’alba del 2020 è stata segnata fin da subito da grossi disagi causati dalla repentina diffusione del Covid-19 (comunemente conosciuto come Coronavirus): già nei primi mesi dell’anno le restrizioni adottate dalla Cina – Paese da cui il noto virus ha preso piede, hanno fatto registrare una serie di ricadute su tutti i settori dell’economia mondiale che richiedono parti di produzioni e ricambi nell’automotive.In men che non si dica, l’Italia si è trovata a dover affrontare lo stesso tipo di problematiche, obbligando l’intera popolazione e diversi settori dell’economia a sottostare a misure tanto drastiche quanto necessarie che ci siamo proposti di prendere in considerazione in questo articolo.
Dalla Cina all’Italia
Secondo le stime della Freight Leaders Council (associazione aziende leader della filiera della logistica) già a partire da Febbraio si potevano rilevare i primi disagi all’interno del mercato dei trasporti dovuti alle misure adottate dallo stato cinese per far fronte alla diffusione del virus, dall’aumento dei costi di spedizione da e per la Cina all’assenza di personale per il carico-scarico merci; misure che hanno intaccato profondamente non solo l’apparato economico della Cina, ma anche e soprattutto quello dei suoi partner commerciali tra cui – appunto, l’Italia.
Contemporaneamente, proprio alla fine di Febbraio, nei due focolai del nord del nostro Paese iniziavano a mettersi in moto tutte quelle procedure di restrizioni che in meno di poche settimane avrebbero riguardato l’Italia intera e con le quali le maggiori aziende di trasporto hanno dovuto in qualche modo allinearsi: Fercam avvisava i propri clienti che “a causa dell’ impossibilità ad accedere nelle località soggette ad ordinanza restrittiva e alle aree limitrofe, alcune spedizioni potrebbero essere oggetto di ritardo o mancata consegna”, mentre Brt emanava un comunicato dichiarando di star mettendo in atto “ tutte le misure opportune al fine di proteggere i nostri dipendenti, partners, clienti e fornitori e limitare al massimo l’impatto della gestione di questa emergenza sulla propria operatività”.
Se da una parte, quindi, il mondo della logistica ha cercato fin dall’inizio di reagire al problema provando a garantire un minimo di servizio ai suoi clienti, dall’altra il Governo iniziava a varare misure sempre piú drastiche e controverse per il settore.
Il Coronavirus in Italia: la logistica tra restrizioni e disagi
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo – relativo alle misure da adottare a livello nazionale per la lotta alla diffusione del virus, cercava di arginare così i dubbi relativi alla libera circolazione delle merci:
“Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci e’ considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto puo’ quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci.”
Norma che vige tutt’ora, ma che ha fin da subito creato disagi non solo nel suolo nazionale ma anche alle frontiere con gli altri Paesi confinanti: mentre Austria, Slovenia, Croazia e altre nazioni europee qualche giorno fa chiudevano i confini – per poi sì riaprirli, ma soltanto dopo aver creato code lunghe piú di 30km di Tir incolonnati; in Italia, da una settimana a questa parte, i camionisti hanno dovuto operare in un contesto in cui si son visti impedire l’accesso ad aziende, autogrill e servizi igienici proprio a causa delle norme varate dallo stesso Dpcm che pronunciava loro la libera circolazione.
Dal canto suo, il Governo – trovatosi ad operare in una situazione tanto complicata, ha cercato di venire incontro al settore varando misure atte a far fronte alle maggiori complicazioni che esso si trova a dover affrontare: a data 16 marzo, sotto legittima richiesta dell’Unatras, si vedono derogare temporaneamene i tempi di guida e riposo degli autisti, dato che “al momento del carico e dello scarico delle merci, i tempi operativi dei camion finiscono per allungarsi in modo consistente a causa della necessità di rispettare le norme dettate dal Governo”; così come si vede la sospensione del divieto di circolazione domenicale.
Ma come puó, il singolo, cercare di arginare il rischio di contagio all’interno di un settore poco tutelato e pronto in questo tipo di realtà? Dato che le merci continuano a circolare, è necessario tenere alto il livello di attenzione all’interno del mondo della logistica. Vi proponiamo qui sotto alcune indicazioni utili che ognuno di voi, trovandosi ad operare nel settore, puó seguire e adottare.
Consigli utili
Le indicazioni operative possono essere riassunte in 3 principali sottoinsiemi: quelle relative a ruoli direttivi e amministrativi, altre piú consone a ruoli operativi – come, per esempio, operatori di magazzino e – ultime ma non meno importanti, le indicazioni per i responsabili di spedizione e trasportatori stessi.
- A livello di protezione collettiva, la prima cosa che le aziende sono chiamate ad evitare è il sovraffollamento in qualsiasi tipo di locale, sia esso una sala riunioni o spazi piú comuni (come mense, erogatori di bevande o montacarichi). A ció si affianca qualsiasi tipo di contatto ravvicinato, prima fra tutte la classica stretta di mano;
- per quanto riguarda le indicazioni base da adottare in ambienti piú operativi – oltre a quelle sopracitate, una buona misura di prevenzione sono i guanti e le mascherine che – per quanto poco, possono comunque limitare il rischio di contagio: i primi per coloro che sono chiamati a toccare superfici utilizzate da molte persone, le seconde in caso di costante contatto con terzi;
- per quanto riguarda autisti e trasportatori non esistono, in realtà, prescrizioni specifiche obbligatorie, ció che possiamo consigliare è di restare in cabina quanto possibile, cercando di mantenerla pulita e areata e di limitare l’accesso ad estranei. Nel caso si debbano utilizzare dispositivi comuni, quali transpallet o rollbox, si consiglia di farlo con i guanti o, nel caso di mancanza di questi, buona abitudine sarebbe avere sempre a portata di mano un igienizzante per mani.